miércoles, 24 de noviembre de 2010

A la clase obrera: sobre los partidos

Así como no hay nada más parecido a un representante de la burguesía que un representante de los trabajadores, no hay nada más parecido a un partido burgués que un partido obrero.

Los partidos políticos, más allá de las intenciones a veces sanas y abnegadas de muchos de sus militantes, se convierten en máquinas burocráticas que sólo están interesadas en su propio poder, y esto inevitablemente lleva a poner sus intereses de grupo por sobre los intereses del movimiento, de los trabajadores en su conjunto.

Muchos trabajadores y estudiantes con aspiraciones progresistas miran desde afuera a los partidos de izquierda, a los partidos que dicen que están a favor de la emancipación de la clase trabajadora y de un mundo sin explotación, y se preguntan "¿por qué no se unen, si están por lo mismo? ¿por qué se pelean por comas y puntos? el enemigo es poderoso y está organizado, así con una izquierda unida y fuerte podríamos enfrentarlo mejor".

Pero la verdad es que las direcciones de estos partidos (porque los partidos funcionan igual que las empresas y gobiernos, con gente arriba y gente abajo, con gente que piensa y manda y con gente que ejecuta y obedece) no están por lo mismo. Por eso se pelean. Sus motivaciones no están en los ideales que profesan ni en los programas que escriben. Son competidores por el poder dentro del movimiento obrero. Priorizan la pelea entre ellos antes que la pelea de conjunto contra la burguesía y la burocracia sindical porque son empresas disputándose un mismo nicho de mercado: la cabeza y los corazones de aquellos trabajadores y estudiantes que están entrando en la participación socio-política.

Los trabajadores, estudiantes, campesinos, amas de casa, los explotados y oprimidos en general no necesitamos de estas estructuras para unirnos. Son estructuras demasiado condicionadas por este mundo mercantilista y autoritario, no sirven para emanciparnos. ¿Cómo vas a conseguir tu libertad si te sometés a un dirigente? ¿Encima que esta sociedad nos asigna patrones, gerentes, vigilantes, profesores y demás jerarquía... nos vamos a buscar otros jefes más?

Los explotados no son débiles porque estén divididos, están divididos porque son débiles, y son débiles porque siguen aceptando ser representados, ya sea por políticos burgueses o políticos de su propia clase social.

"Ser representado es algo infortunado; sólo lo material, sin espíritu, dependiente y amenazado, necesita una representación."

Somos representados por nuestros papás cuando somos chicos, por abogados ante un tribunal. Somos representados por otros en situaciones donde no podemos presentarnos nosotros mismos, donde necesitamos que otro nos vuelva a presentar (re-presente).

Si queremos liberarnos, ¿nos sirve la representación? ¿Nos sirven las estructuras que dividen a la gente en representantes y representados, dirigentes y dirigidos?

No, no nos sirven. Entonces, ni nos dejemos atraer por los cantos de sirena de la izquierda y sus promesas falsas de libertad ni nos preocupemos de su falta de unidad. Hagamos las cosas entre nosotros. Sin siglas ni dirigentes.


Extraído de: IMC Arg. Firmado por "un trabajador"

1 comentario:

E.V. dijo...

Traducción al italiano de este artículo, publicada en http://utopiarossa.blogspot.com/2010/11/opiniones-de-un-trabajador-anonimo.html

A la classe operaia

Così come non c’è niente di più simile ad un rappresentante della borghesia che un rappresentante dei lavoratori, non c’è niente di più simile ad un partito borghese che un partito operaio.
I partiti politici, indipendentemente dalle intenzioni, talvolta sane e disinteressate di molti dei suoi militanti, si trasformano in apparati burocratici interessati soltanto al proprio potere, e questo, inevitabilmente, porta a collocare i propri interessi al di sopra degli interessi del movimento, dei lavoratori nel loro insieme.
Molti lavoratori e studenti con aspirazioni progressiste guardano da fuori i partiti di sinistra, i partiti che dicono essere a favore dell’emancipazione della classe lavoratrice e di un mondo senza sfruttamento, e si domandano “perché non si uniscono, se hanno gli stessi obiettivi? Perché litigano per virgole e punti? Il nemico è poderoso ed è organizzato, quindi una sinistra unita e forte potrebbe fronteggiarlo in migliori condizioni”.
Ma la verità è che le direzioni di questi partiti (perché i partiti funzionano alla stregua delle imprese e dei governi, con gente sopra e gente sotto, con gente che pensa e comanda e gente che ubbidisce ed esegue) non hanno gli stessi obiettivi. Ecco perché litigano. Le loro motivazioni non stanno negli ideali che professano né nei programmi che scrivono. Sono competitori per il potere all’interno del movimento operaio. Antepongono le lotte fra loro alla lotta d’insieme contro la borghesia e la burocrazia sindacale perché sono delle imprese che si contendono la stessa nicchia di mercato: la testa e i cuori di quei lavoratori e studenti che fanno i primi passi nella partecipazione socio-politica.
Noi operai, gli studenti, i contadini, le casalinghe, gli sfruttati, gli oppressi, in genere non abbiamo bisogno di strutture per unirci. Sono strutture condizionate da questo mondo mercantilista ed autoritario, non servono per emanciparci. Come puoi raggiungere la tua libertà se ti sottometti ad un dirigente? Già questa società ci assegna padroni, capireparto, guardie, professori ed altre gerarchie… Abbiamo proprio bisogno di andare cercarci altri capi ancora?
Gli sfruttati non sono deboli perché sono divisi, ma sono divisi perché sono deboli, e sono deboli perché continuano ad accettare di essere rappresentati, sia dai politici borghesi sia dai politici della loro propria classe sociale.
Essere rappresentato è una sciagura; soltanto ciò che è materiale, senza spirito, dipendente e minacciato, ha bisogno di essere rappresentato
Siamo rappresentati dai nostri genitori quando siamo piccoli, dagli avvocati davanti ad un tribunale. Siamo rappresentati da altri in quelle situazioni nelle quali non possiamo rappresentare noi stessi, dove abbiamo bisogno che qualcun altro ci presenti di nuovo.
Se vogliamo liberarci, ci serve la rappresentazione? Ci servono le strutture che dividono le gente in rappresentanti e rappresentati, dirigenti e diretti?
No, non ci servono. Allora, non lasciamoci attrarre dai canti di sirena della sinistra e dalle false promesse di libertà né preoccupiamoci per la loro mancanza di unità. Facciamo le cose tra noi. Senza sigle né dirigenti.

Traduzione: Enzo Valls

www.utopiarossa.blogspot.com